L’obiettivo è abbattere le barriere architettoniche. L’area ora è chiusa al pubblico
AQUILEIA. Al via la prima fase dei lavori di manutenzione straordinaria al Sepolcreto di Aquileia, un sito archeologico che richiama ogni anno migliaia di visitatori provenienti da tutta la regione e non solo. L’obiettivo è abbattere le barriere architettoniche e rendere l’area, conferita alla Fondazione Aquileia, il più possibile accessibile e fruibile anche ai disabili. A partire da ieri e fino alla fine di febbraio, il Sepolcreto resterà chiuso al pubblico. I vertici della Fondazione annunciano che sarà realizzato, alla sommità del vialetto, un affaccio panoramico accessibile in modo da regalare, anche a chi fino a oggi non poteva raggiungere l’area per la presenza dei gradini, una visione d’insieme sui monumenti. Gli ulteriori lavori riguarderanno il consolidamento delle scarpate, il ripristino del sistema di drenaggio per lo smaltimento delle acque e l’installazione di un punto di sosta attrezzato sul lato nord dell’area. In primavera, si aprirà la seconda fase dei lavori – durante la quale il Sepolcreto rimarrà aperto al pubblico – caratterizzata da interventi di restauro e pulizia dei monumenti e recinti funerari. L’investimento complessivo per gli interventi edili e di restauro è pari a 240 mila euro.
Alviano Scarel, presidente della Fondazione Aquileia (il nuovo presidente designato dalla Regione, Antonio Zanardi Landi, entrerà in servizio quando la nomina sarà formalizzata in consiglio), sottolinea «l’impegno della Fondazione per l’ampliamento e il miglioramento dell’offerta culturale di Aquileia» e precisa che «con questo intervento continua una stagione importante di lavori sui fondi conferiti alla Fondazione Aquileia: i fondi Cossar, Violin e Cal saranno oggetto di interventi di valorizzazione e razionalizzazione dei percorsi». Il direttore, Cristiano Tiussi, aggiunge: «L’importanza dell’area, dal punto di vista archeologico, è rappresentata dal fatto che si tratta dell’unica necropoli attualmente visibile ad Aquileia, tra quelle che si sviluppavano per chilometri lungo le strade principali in uscita dalla città. L’area fu scavata dall’archeologo Giovanni Brusin agli inizi degli anni 40. Nel 1942 fu effettuato il restauro, come evidenziano i mattoni appositamente realizzati in quell’anno per integrare le parti mancanti dei recinti». (e.m.)
17 gennaio 2015
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