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    Grado l’ingovernabile dove i sindaci cadono travolti dal “cemento”

    E’ dal 2007 che un’amministrazione non arriva a fine mandato. I grandi investimenti edilizi spaccano la città e le giunte

    di Anna Buttazzoni

    GRADO. Una pin-up, lo slogan “l’isola d’oro” e il richiamo: tra Trieste e Venezia. Erano gli anni Cinquanta e quel manifesto ha fatto la storia. Grado era la località di soggiorno d’élite.

    Oggi? Oggi è una città confusa, stretta tra l’espansione urbanistica gestita da pochi e uno sviluppo turistico che arranca, perché manca il progetto che indichi quale turismo offrire, se di turismo si vuole vivere. Oggi a soffocare la città c’è una guerra (politica) tra bande. Oggi Grado è l’ingovernabile.

    Dal 2007 un sindaco non riesce a concludere il mandato, trafitto da fuoco amico. E’ accaduto all’ex lady di An, Silvana Olivotto, che per amministrare Grado sfidò il capo, Gianfranco Fini che si spinse fin nell’isola d’oro per un comizio contro di lei. Da un palco le diede della traditrice, disse che Grado valeva più di 30 denari. La risposta fu secca: “Ma qual è il Cristo che avrei tradito?”.

    I gradesi premiarono lei, eletta sindaco a fine maggio 2007, sostenuta da una maggioranza irripetibile, formata da Pd e Lega nord. A farla cadere sono bastati tre anni e un mega villaggio residenziale, commerciale, turistico da autorizzare, quello di Maurizio Zamparini.

    Un aiutino, almeno una spallata, arrivò allora da Roberto Marin, il sindaco più continuo nella storia recente di Grado, eletto nel 1998, riconfermato nel 2002 e arrivato a fine corsa nel 2007, senza potersi ricandidare. Nel 2008 partecipò alla contesa per un posto in Regione, che agguantò, e da quel palazzo tirò i fili, per vendicare Alleanza nazionale, da ex missino e poi finiano doc.

    A fine maggio 2007 gli allora assessori Maurizio Delbello ed Elisa Polo (Lega) e il consigliere comunale Paolo Mario Giorda si dimisero e fecero cadere l’inedita maggioranza.

    Grado è storicamente fortino di centrodestra. Edoardo Maricchio – che fuori dal palazzo aveva manifestato di non gradire Olivotto – trovò il sostegno del Popolo della libertà, dei Pensionati e di tre civiche. Per vincere gli bastarono mille 825 voti. Con il 35,88 per cento divenne sindaco nel maggio 2011.

    La caduta è recente, figlia di interessi e visioni opposte di Grado. Durante l’era Maricchio arriva la rinuncia di Zamparini a costruire il suo villaggio – il Limonium wellness village di cui sul sito del Gruppo Zamparini si trova ancora traccia. Uno stop dettato ufficialmente dalla mancanza di investitori, ufficiosamente per i troppi vincoli e le troppe richieste dell’amministrazione comunale.

    Trova il via libera invece l’ampliamento in altezza e l’ammodernamento dell’hotel Adria (la più recente) operazione targata Bernardis che nell’isola d’oro ha il suo regno, immobiliare e di costruzioni. Bernardis, che è anche socio di Zamparini in alcune realizzazioni, conosce la politica, è stato anche assessore alla fine degli anni Ottanta per il Psdi, e per lavoro dialoga e si scontra con tutte le amministrazioni comunali.

    Con Maricchio procede anche Grado 3, investimento da 327 milioni in Sacca dei Moreri, che ha visto contrapposte la Regione e la Soprintendenza dei beni architettonici e paesaggistici, fino alla vittoria della Regione al Tribunale amministrativo regionale.

    Si dice che se il consigliere comunale di Forza Italia Silvano De Monte – tassello che mancava per far cadere il sindaco – ha tolto la fiducia a Maricchio, vuol dire che a Bernardis va bene così. E a Marin non è affatto dispiaciuto. Il sindaco cacciato paga anche il mancato sostegno in aprile a Marino De Grassi, ex presidente della Git (Grado impianti turistici), che nella Git voleva mantenere un ruolo di rilievo.

    A Grado contano i giochi di palazzo e l’edilizia, che significa soldi. Grado ha avuto l’espansione urbanistica di Milano. In Comune sono molti di più i tecnici che lavorano al settore dell’edilizia rispetto a quelli dedicati al turismo. Il mix tra politica e sviluppo è esplosivo in una comunità piccola – 8 mila 400 abitanti – che sei mesi l’anno diventa una città, nella quale di questioni sempre più grandi decidono in pochi ma senza un obiettivo comune, dividendosi in clan per mantenere spesso minuscoli spazi di potere. Cosa vuole essere Grado?

    L’esempio delle terme è emblematico. Se ne parla da decenni. I vertici della Regione nel dicembre 2014 – la presidente Debora Serracchiani e il vice Sergio Bolzonello – hanno presentato il nuovo progetto da realizzare in quattro anni per un investimento di 24 milioni.

    Ma le nuove terme non sono pronte a decollare, anche per una mancata intesa con il Comune, ad esempio sul maxi parcheggio da 500 posti. E poi che terme saranno? La Regione le vuole dedicate a un turismo di qualità, alcuni gradesi restano legati a vecchi schemi, quelli a prevalenza curativa. Altri immaginano un moderno modello di wellness operativo tutto l’anno, altrimenti destinato al fallimento.

    Grado è fortino di centrodestra e i giochi per le elezioni di primavera sono già complicati. Maricchio vuole ripresentarsi, anche solo per togliersi qualche sassolino. Gode del sostegno dei vertici di Fi, dalla coordinatrice regionale Sandra Savino al capogruppo in Consiglio regionale Riccardo Riccardi. Forse.

    Perché è pronto a riprovarci anche Marin, che è stato il sindaco più decisionista e votato allo sviluppo. Avrà contro Maricchio e Rodolfo Ziberna, consigliere regionale e coordinatore provinciale per Gorizia di Fi che ha incaricato De Monte di guidare gli azzurri gradesi. E De Monte, Delbello (che punta alle regionali 2018) o Fabio Zanetti – ex sindaco, l’altro forzista decisivo per far saltare l’ultimo sindaco – con chi staranno?

    Il Pd è ancora debole. A occuparsi dell’affaire Grado per i dem sarà il capogruppo in Consiglio regionale Diego Moretti. Alla candidatura a primo cittadino ambiscono Luciano Cicogna, già vicesindaco di Aquileia, ma chiedono spazio anche Angela Giorgione, battuta da Maricchio e segretaria del Pd cittadino, e la consigliere provinciale di Gorizia Elisabetta Medeot. E’ probabile che il Pd si affidi alle primarie.

    L’ago della bilancia potrebbe essere la Lega di Enzo Tirelli, ma anche il Carroccio è diviso. I conti andranno fatti anche con Libera di Dario Raugna, con il M5s – attivo a Grado dalla fine del 2013 – e con le civiche che nasceranno.

    Perché più d’uno è pronto a scommettere che ci saranno diversi

    movimenti civici e molti candidati per la poltrona più alta. Manca un’era politica alla primavera. Alla proclamazione il sindaco che verrà terrà le dita incrociate. E i gradesi anche, in attesa per l’isola d’oro di un progetto che possa fare la storia.

     

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

    10 settembre 2015

    http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine