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    Bici da corsa senza campanello: multati

    Due ciclisti sanzionati anche per non aver usato la pista ciclabile. Faranno ricorso, ma il Codice della strada parla chiaro

    di Antonio Simeoli

    AQUILEIA. Due cicloamatori impegnati in un allenamento sulle strade della Bassa friulana in un giorno d’autunno. Una pattuglia di virgili urbani che li ferma dopo il centro abitato di Aquileia sulla strada regionale 352 in direzione Grado. Alle 10 del mattino, in una giornata soleggiata, il 4 ottobre scorso. Un controllo ai mezzi. Invero insolito. I vigili controllano. Cercano il campanello sulle specialissime da nemmeno otto kg e dagli oltre 5 mila euro di valore. Sì, il campanello. Cercano catadiottro posteriore rosso e giallo ai pedali. Un’eresia per chi viaggia su quei mezzi uguali a quelli usati da Nibali&C. Poi sentenziano: 25 euro di multa, mancato rispetto dell’articolo 68, commi 1 e 6 del Codice della strada.

    I due sono stralunati, furibondi. Cesare Bertazzi e Antonio Sette corrono per la “Fun Bike-Cussigh Bike” di Tavagnacco, per l’ennesima stagione hanno macinato chilometri e fatica anche in diverse gran fondo. Hanno scalato passi dolomitici, ma davanti a una salita così non si erano mai trovati.

    Anche perchè, il tratto difficile dell’asperità, proprio in una zona come la Bassa dove di salite non c’è l’ombra, doveva ancora arrivare. Gli agenti della polizia municipale di Cervignano-Aquileia hanno indicato, dall’altra parte della strada, peraltro oltre un fosso, la ciclabile per Grado. E hanno aggiunto al verbale altri 25 euro di multa. «Dovreste correre là», han detto più o meno così i vigili, appellandosi questa volta all’articolo 182 del Codice della strada, che impone ai velocipedi, in presenza di piste riservate, di non correre sulla strada.

    Nessuna clemenza I due cicloturisti, Antonio Sette oltre ad essere un ciclista è un noto avvocato udinese, hanno cercato di appellarsi al buon senso. Hanno mostrato ai vigili il tesserino di cicloamatore, che usano pure come documento di riconoscimento, dicendo ai vigili che nessuna bici da corsa ha il campanello e che, impegnati in un allenamento a velocità che possono anche superare i 40 km all’ora, utilizzare la pista ciclabile, peraltro a quell’ora occupata da numerosi ciclisti, ma anche da pedoni e tanti bambini, era pressochè impossibile, se non pericoloso.

    Tutto inutile. La pattuglia non ha voluto sentire ragioni, ha incassato i cinquanta euro cadauno per le contravvenzioni (molto utili di questi tempi alle casse dei Comuni spesso vuote), e ha continuato il servizio. E i due cicloturisti sono ripartiti per l’allenamento verso Grado aggiungendo nuna beffa alla beffa: poche centinaia di metri dopo la pista ciclabile si interrompeva e i ciclisti che la utilizzavano dovevano immettersi nuovamente sulla strada principale.

    Il ricorso Poche ore e i due corridori hanno deciso di impugnare il provvedimento davanti al Giudice di pace. Una scelta antieconomica, anche perchè per fare ricorso hanno dovuto pagare 43 euro a testa di tassa con la possibilità di dover pagare il doppio la multa in caso di ricorso respinto. «Abbiamo agito per principio – spiega Cesare Bertazzi -. È assurdo multare i cicloturisti mentre si allenano perchè non hanno il campanello o non utilizzano una ciclabile affollata e continuamente interrotta da incroci o altro».

    Nei prossimi giorni il dettagliato ricorso sarà esaminato. Ma il Codice parla chiaro: i velocipedi devono essere dotati di campanello e segnalatori visivi e devono utilizzare le piste ciclabili quando esistono. Campanello e luci non sono richiesti solo alle bici impegnati in competizioni. Già altri casi di questo tipo sono accaduti in Italia. Altri ne arriveranno. I ciclisti che si allenano, solo sulle strade del Friuli, sono migliaia e potenzialmente tutti sanzionabili.

    Nessuna bici da corsa, infatti, ha il campanello. Le ciclabili (poche) sono un ginepraio: utilizzarle durante un allenamento è persino pericoloso. Insomma, il Codice della strada è tarato per le ciclabili del Nord Europa, non quelle ancora raffazzonate “all’italiana”. «Potremmo multare tutti i ciclisti che vediamo – spiega il comandante di una polizia municipale di un Comune friulano – ma ci vuole un po’ di buon senso». Appunto. Ma attenzione: in caso di incidente, se si utilizza una strada al posto di una ciclabile o se la bici è senza campanello, si rischia di passare dalla parte del torto.

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

    05 novembre 2014

    http://messaggeroveneto.gelocal.it/