La Fondazione si rivolge alla Soprintendenza: “Vogliamo gestirlo noi”. L’accordo è possibile. Polemiche rientrate sul ritardo degli sfalci e sulla poca manutenzione della zona
di Domenico Pecile
AQUILEIA. Lettere indignate, critiche quotidiane. Di scolaresche in gita. Di turisti. Di appassionati d’arte. Di gente comune. Già, il porto fluviale di Aquileia, adagiato sui resti archeologici e soffocato dalle erbacce, era un pessimo biglietto da visita fino a qualche giorno fa. Del resto, tutta la zona degli scavi, a differenza di quella della Basilica e del Museo archeologico, non rappresenta certo un biglietto da visita virtuoso o invitante. Fortunatamente, da un paio di giorni la situazione è rientrata: gli sfalci sono stati eseguiti e i resti sono riemersi in tutta la loro bellezza storica e artistica.
Prima della fine del suo mandato, l’ex sindaco Scarel aveva fatto notare che la zona è di competenza della Soprintendenza. E non a caso più volte aveva sollecitato un intervento di manutenzione. La richiesta aveva sortito il suo effetto e pochi giorni dopo ad Aquileia era piombato il Soprintendente ai Beni archeologici Luigi Fozzati. Che aveva spiegato che lo sfalcio in una zona zeppa di resti archeologici comporta effettivamente dei rischi. Insomma, non si tratta di falciare, ma di avere particolare cura quando si tolgono le erbacce.
Senza contare che la Soprintendenza quest’anno ha dovuto fare i conti con la spending review. C’è anche da rilevare che le abbondanti precipitazioni hanno reso tutto più complicato. Il soprintendete aveva chiesto ai turisti di avere un po’ di pazienza e che tutto sarebbe stato e risolto. Così è avvenuto, ma l’idea è che l’emergenza possa ripresentarsi.
L’assessore provinciale, l’aquileiese Franco Mattiussi, ammette che la situazione di degrado esiste, ma che l’importane è trovare una soluzione. Per questo suggerisce una prospettiva. «Credo – afferma – che la soluzione più ovvia, ma anche più percorribile sia quella di fare in modo che il sito venga incluso nella Fondazione Aquileia. Mi pare che di questo si stia parlando da tempo e che lo stesso presidente Scarel se ne stia occupando. Credo che, tra le altre cose, questo consentirebbe di attivare la microeconomia attraverso appalti a cooperative locali. Una soluzione va trovata e quella della Fondazione, lo ripeto, mi pare la più ovvia e anche la più logica».
E che l’idea suggerita dall’assessore provinciale Mattiussi sia più di una semplice ipotesi lo testimoniano le parole del presidente della Fondazione Aquileia Alviano Scarel. Il quale conferma che il passaggio del sito del porto di Aquileia dalla Soprintendenza alla Fondazione è possibile, ma è necessario un passaggio burocratico con un atto di trasferimento di questo sito come del resto è previsto nello Statuto circa la gestione diretta dalla Soprintendenza alla Fondazione.
«Noi – conferma Scarel – vogliamo andare proprio in questa direzione. È vero che i nostri siti sono sempre ben tenuti e questo credo non per demerito della Soprintendenza, ma perché la nostra gestione è giocoforza più snella. Ma qui non si tratta di fare polemica alcuna. Anzi, il vero nodo da sciogliere è quello di trovare una soluzione. Tornando al porto, normalmente l’erba è sempre tagliata. Questa volta ci sarà stato qualche problema, ma non credo sia il caso di gettare la croce addosso alla Soprintendenza».
Scarel ricorda che la Fondazione esegue la manutenzione ordinaria e straordinaria dei siti di competenza anche «se la nostra vera vocazione è la valorizzazione dei medesimi». I siti di competenza della Fondazione Aquileia sono il Sepolcreto, il Fondo Cal, il Fondo Pasqualis e il Fondo Cossar. «Lo sforzo maggiore della Fondazione – insiste il presidente – è quello di occuparsi delle opere di valorizzazione come la copertura della Domus del Fondo Cossar. Si tratta di un’opera assolutamente importante che, una volta terminata, cambierà in maniera significativa l’offerta cultural-turistica di Aquileia.
E lo stesso discorso si potrebbe fare per il Fondo Violin». Dunque, il nuovo step si chiama porto di Aquileia con annessi e connessi. I rapporti tra Fondazione e Soprintendenza sono più che buoni. L’argomento è già stato affrontato. «Entrambi – conclude Scarel – abbiamo convenuto di addivenire quanto prima al trasferimento».
13 giugno 2014
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