Domani a Roma il tavolo Electrolux al Ministero dello Sviluppo Economico
6.04.2014Ricomincia, domani a Roma alle ore 16.30, al Ministero dello Sviluppo Economico, la trattativa in sede governativa sulla vertenza Electrolux, alla presenza dei nuovi ministri del Lavoro e dello Sviluppo economico, Giuliano Poletti e Federica Guidi e dei Presidenti delle Regioni Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna. L’incontro – si legge in una nota sindacale -, lungamente posticipato in relazione agli avvicendamenti di Governo, è a uno snodo decisivo dopo la dichiarata disponibilità di Electrolux a rivedere il piano industriale inizialmente ipotizzato, dopo il rifinanziamento da parte del Governo della decontribuzione dei contratti di solidarietà e l’intesa sulla proroga degli stessi per tutti gli stabilimenti sottoscritta il 26 marzo 2014. Sono fiduciosi i presidenti di Friuli Venezia Giulio, Debora Serracchiani, e Veneto, Luca Zaia, che a margine dell’inaugurazione del Vinitaly, a Verona, hanno commentato l’atteso incontro di domani.
«Sappiamo che il Governo si è impegnato e ha lavorato bene in queste settimane – ha spiegato Serracchiani -. La proposta sulla decontribuzione dei contratti di solidarietà è un primo passo. Rispetto alle richieste dell’azienda siamo consapevoli che sono ancora insufficienti ma credo che sia il tavolo giusto per fare il punto della situazione e definire il tutto». «Le Regioni sono compatte, il piano industriale deve riguardare tutti e quattro gli stabilimenti, nessuno escluso, siano convinti che si possa far bene e definire tutto nel modo migliore», ha aggiunto.
«Domani io spero si chiuda la vicenda con questa fase preparatoria – ha invece commentato Luca Zaia -. Non ci sarà la firma domani, ma metteremo le basi per risolvere il problema». «Si devono salvare gli stabilimenti del Veneto, del Friuli, dell’Emilia Romagna e della Lombardia – ha continuato il Presidente del Veneto – ci sono quattro governatori compatti, le maestranze sono unite, il ministero e il governo sono della partita. Bisogna chiudere».