Secondo il consigliere i voti nei circoli concludono un’epoca. «Con Zingaretti vince anche da noi la voglia di novità»
Ha portato il governatore laziale a Trieste – con il Fvg diventata prima tappa del tour elettorale dopo l’ufficializzazione della candidatura alla segreteria del Pd – e con una sparuta minoranza di dem locali ha sfidato, per la seconda volta in pochi mesi se consideriamo anche le Regionali, l’establishment democratico.
Certo, Russo nella sua battaglia congressuale ha potuto contare sull’appoggio di una manciata d alleati – ad esempio di Alessandro Venanzi a Udine, Nicola Conficoni a Pordenone e Marco Rossi a Gorizia –, ma se consideriamo come dalla parte di Maurizio Martina ci fossero più o meno tutti i big della Regione – da Debora Serracchiani a Ettore Rosato, passando per Franco Iacop e Sergio Bolzonello fino ad arrivare all’ex segretario Salvatore Spitaleri –, bene si capisce come la sfida a livello di vertici fosse decisamente sbilanciata a favore dell’ex ministro.
«Questi numeri certificano una decisa voglia di cambiamento – sostiene il consigliere regionale – e ci permettono, almeno me lo auguro, di archiviare una volta per tutte la stagione dell’arroganza politica del Pd e delle scelte calate dall’alto sia a livello nazionale sia regionale».Il fatto, inoltre, che a votare in questa fase del congresso siano i tesserati rappresenta, per Russo, un’evidenza ancora più significativa e una parallela bocciatura della classe dirigente che ha retto il Pd almeno nel corso dell’ultima legislatura in Consiglio.
«C’è poco da girarci attorno – continua il dem – perché mi pare chiaro come i risultati delle convenzioni siano inequivocabili. Probabilmente si poteva pensare che almeno in questa fase gli iscritti del partito appoggiassero maggiormente chi ha guidato il movimento per tanti anni. Invece anche il voto nei circoli ci dice che il Pd del Fvg vuole chiudere con Serracchiani e Rosato, per citare i due più importanti esponenti locali che sostengono Martina».
Archiviare il “vecchio”, dunque, per puntare sul “nuovo”, secondo Russo. «Quando mi sono candidato alle Regionali di aprile – prosegue – ho preso la decisione di non cambiare partito, nonostante me lo chiedessero in tanti, per provare a modificare il Pd dall’interno. In questo senso, perciò, la scelta di Zingaretti è quella più naturale possibile per consentirci di aprire una linea di credito nei confronti del nostro elettorato dopo il 3 marzo e in vista delle Europee.
Sono contento perché, dopo il Lazio, il Fvg sta diventando la seconda regione con il consenso più ampio a favore di Zingaretti, ma onestamente sono felice a metà perché la bassissima affluenza nei circoli testimonia lo stato in cui ci è stato lasciato il Pd. Dobbiamo recuperare la fiducia e il consenso del nostro popolo e mi auguro che da ora si apra, finalmente, una nuova pagina».
In Italia, nei confronti del Governo nazionale a trazione gialloverde, ma anche a piazza Oberdan. «Spero che con il congresso – conclude Russo – si possa avviare un percorso di seria e vera opposizione a una maggioranza che in appena sei mesi ha palesato tutto il proprio immobilismo.
Ci sono i margini per farci sentire, per opporci concretamente alla giunta di Massimiliano Fedriga a condizione, beninteso, di non continuare a cullarci su un passato che ritengo ormai archiviato e di non proseguire, semplicemente, nella difesa di quello che è stato realizzato negli scorsi anni».
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