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    Serracchiani: «Specialità del Friuli-V.G. utile a tutto il Paese»

    La governatrice è stata ospite stamane della nota trasmissione nazionale «Radio anch’io»

    15.07.2014 Le Regioni ad autonomia speciale sono necessarie allo Stato. Così, questa mattina, alla nota trasmissione nazionale di Radio Rai 1 «Radio anch’io» la presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia, Debora Serracchiani, protagonista di un’ampia intervista a tutto campo – prevalentemente in veste di vicesegretaria del Partito Democratico – che oltre ai temi politici generali ha anche toccato il tema della specialità, sul quale il conduttore l’ha interpellata usando i consueti «stereotipi» degli sprechi e dei privilegi. Alla domanda «Perché non abolire i privilegi delle Regioni Speciali», Serracchiani ha risposto senza un tentennamento. «Io in Friuli-Venezia Giulia sto facendo grandissimi cambiamenti – ha spiegato la governatrice -. Stiamo realizzando, primi in Italia, la riforma della sanità e degli enti locali, quindi non abbiamo paura di cambiare. Il punto della specialità delle regioni è che in questo momento è indispensabile al Paese. Il Friuli-Venezia Giulia infatti gestisce in proprio, solamente col proprio bilancio senza alcun fondo statale, tutto il servizio sanitario regionale ed il trasporto pubblico locale. Se consegnassimo a Roma le chiavi di questi due servizi, questo significherebbe aumentare il bilancio dello Stato di qualche miliardo di euro, ma sopratutto significherebbe smontare in questo momento due situazioni in cui la Regione è estremamente virtuosa, perché non abbiamo aziende in rosso ed abbiamo un servizio sanitario di grande efficienza, rispetto al quale, però, proprio perché siamo speciali e vogliamo essere utili al nostro Paese, stiamo facendo per primi la riqualificazione della spesa. Quindi io penso che in realtà il tema vero sia creare le condizioni perché tutti i territori abbiano condizioni di specialità rispetto al proprio governo, cioè che siano indispensabili e utili al proprio governo. Non è un privilegio, anche se alcuni l’hanno interpretato come tale. Questa convinzione va assolutamente smontata».

    Serracchiani ha risposto in chiave di «devolution» anche la riforma del Senato, in discussione questa settimana a Palazzo Madama. L’intervistatore chiama in causa il rischio di una «democrazia autoritaria», ma Serracchiani ha obiettato che allora «questo rischio dovrebbe essere all’ordine del giorno di molti Paesi europei, i quali spesso hanno due tipi di Camere, esattamente come stiamo arrivando ad averle noi: una che si occupa del piano legislativo e una che avvicina i territori al centro, cioè il Senato delle cosiddette autonomie. Noi ci abbiamo messo dentro i consiglieri regionali ed i sindaci, quindi credo che abbiamo risposto a questa esigenza». Serracchiani ha spiegato che quest’ultima Camera si occuperà per lo più di temi di rilevanza territoriale, cioè regionale o comunale o comunque esigenze di rilevanza dei territori che troppo spesso rimangono lontane dalle esigenze romane: «Mi pare un passo avanti notevole perché col bicameralismo perfetto un disegno di legge, anche quello più utile per il nostro Paese, poteva impiegare fino a due anni e mezzo per diventare provvedimento di legge. Io penso che dopo due anni e mezzo anche la legge migliore del mondo non serve più a nessuno» ha concluso la governatrice.

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