Sono in sintonia su un accordo, da costruire e stringere, sui porti. Ma non sulle Regioni italiane da ridurre e ridisegnare
di Anna Buttazzoni
TRIESTE. Sono in sintonia su un accordo, da costruire e stringere, sui porti. Non sulle Regioni italiane da ridurre e ridisegnare. Per Luca Zaia, presidente del Veneto, è più agevole la risposta. Lui governatore di una Regione ordinaria, esponente della Lega, leale al federalismo, vede necessario un nuovo assetto delle amministrazioni regionali. Per Debora Serracchiani, presidente di una Regione speciale, vice segretario del Pd, il terreno è più scivoloso, perché la proposta viene anche dai democratici e perché significherebbe dire addio alla specialità.
Lei, allora, dribbla e il responso non fa una piega. «Le Regioni italiane devono ritrovare la capacità di essere utili al Paese, facendo le riforme e dimostrando la buona amministrazione. Prima di mettersi a discutere dei contenitori – dice la presidente – è necessario avere contenuti forti. E quindi prima di ragionare su possibili aggregazioni, le Regioni devono ritrovare la capacità di essere utili al Paese.
Certamente su alcuni temi un’alleanza è necessaria, come sui trasporti e sulla sanità, ma prima ci sono amministrazioni che devono ritrovare la capacità di sviluppare contenuti forti per definire il proprio ruolo e la propria missione». Lo sguardo di Serracchiani probabilmente va a Sud, come quello di Zaia. «Ci sono Regioni tecnicamente fallite. Sarebbe bene fare emergere questo fallimento. È quindi necessario – fa notare il governatore del Veneto – un ridisegno con una scelta federalista. Ma non esiste un modello federalista che non abbia le Regioni. Se quindi il Governo farà quella scelta bene, altrimenti il rischio di un neocentralismo è reale».
All’orizzonte, invece, si staglia un’alleanza tra sistemi portuali. Serracchiani dice no al progetto off-shore di Venezia – piano sui cui il Pd è diviso – e guarda anche alla Slovenia. «La portualità è uno dei temi sinergici che legano Fvg e Veneto e visto che siamo presenti all’interno della macroregione Adriatico-Ionica, vogliamo svilupparla ancora di più, mettendo in campo gli strumenti giusti. Ho detto no – ripete Serracchiani – all’off-shore di Venezia perché non crea le sinergie che servono, ma qualunque progetto che investa Venezia troverà sicuramente Trieste d’accordo, come auspico Capodistria quando anche la Slovenia riuscirà a far parte di questo nostro strumento europeo.
Ciò significa che dobbiamo intercettare traffici e risorse nuove per metterli a profitto rispetto a quelle che sono le grandi concorrenze con i porti del Nord. Per questo – chiude la presidente – dobbiamo implementare la collaborazione, anche sulle crociere, in modo che Trieste diventi un’altra porta verso Venezia, che, senza toglierle traffico, intercetti nuove toccate». D’accordo Zaia.
«La vera sfida è che noi abbiamo una buona rendita di posizione che ci è data da un aspetto logistico, economico, culturale e sociale. I porti del Nord Adriatico sono strategici e il futuro sarà garantito se riusciremo a chiudere un bell’accordo. Dobbiamo lavorare per stringere una grande alleanza tra Veneto e Fvg sul sistema portuale – conferma il governatore veneto –, anche perché non possiamo permetterci di perdere l’hub e di lasciare varchi agli altri».
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23 dicembre 2014
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