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    «No alla città metropolitana di Trieste»

    Il presidente del Consiglio: la Specialità va aggiornata definendo risorse e competenze. Il 14 incontro tra tutte le Regioni

    di Anna Buttazzoni

     

    UDINE. Gli attacchi alla Specialità regionale. Le competenze e le risorse da chiarire nel nuovo patto con il governo. La riforma del Senato e l’importanza della voce di Debora Serracchiani a Roma. Franco Iacop, presidente Pd del Consiglio regionale, è reduce dalla due giorni a Palermo con i leader delle altre Assemblee legislative delle Regioni speciali, per trovare una posizione comune sulla riforma governativa del Senato e del Titolo V della Costituzione. Riforma che va corretta, soprattutto per quanto riguarda i compiti che le amministrazioni locali dovranno gestire, evitando un nuovo centralismo dello Stato. Poi andrà aggiornato lo Statuto del Fvg. I cambiamenti ci saranno, anche nell’architettura tra Regione e Comuni. «La città metropolitana di Trieste, invece, per me non è coerente con la realtà del Fvg», ripete Iacop.

     

    Presidente, nel resto d’Italia come viene vissuta la Specialità?

     

    «Con pregiudizio, perché viene considerata uguale in tutte le cinque realtà autonome d’Italia, ma così non è. I privilegi che si ritengono in capo alle Speciali sono stati ampiamente superati dalle richieste dei vari governi dei contributi di solidarietà che hanno ridotto le nostre entrate e dalle sentenze della Corte costituzionale che non sempre hanno confermato le garanzie degli Statuti speciali a vantaggio di una sorta di supremazia statale. Ci sono poi Regioni come la Lombardia e il Veneto dove i Consigli regionali hanno chiesto il riconoscimento della Specialità, mentre ci sono altri atteggiamenti che ci preoccupano. Come quello, in particolare, dei rappresentanti dell’Emilia Romagna che criticano le Autonomie e ritengono vadano eliminate».

     

    Perché?

     

    «Molti sono convinti che l’esercizio dell’autonomia e la gestione delle proprie finanze siano fonte di un privilegio rispetto al finanziamento diretto che lo Stato eroga alle Regioni ordinarie. Ma, come ho detto, non è così».

     

    Come pensate di superare questo pregiudizio?

     

    «Dimostrando che la Specialità è una forma avanzata di governo dell’Autonomia e che tutte le altre Regioni deve tendere alla Specialità».

     

    Quale sarà il prossimo passo?

     

    «Lunedì 14 a Roma si terrà un incontro tra gli esponenti del Parlamento che stanno lavorando alla riforma e le rappresentanze politiche di tutte le Regioni italiane, sia della giunta sia consiliari. Sarà uno dei momenti in cui spiegheremo che il processo dell’autonomismo regionale e dell’avvio del federalismo non possono essere vanificati dal neo-centralismo che sembra essere la panacea per efficienza amministrativa e risparmio, ma che non è coerente con un Paese che presenta evidenti diversità territoriali, economiche e sociali e che quindi necessita di un attento governo locale, seppure nel rigore economico del momento».

     

    La presidente Serracchiani ha già evidenziato la necessità di modificare lo Statuto del Fvg. Vi muoverete in quella direzione?

     

    «Ci sarà la necessità di verificare la coerenza del nostro Statuto, ma nel rispetto di alcune regole fondamentali. La prima: la clausola di salvaguardia degli Statuti e delle competenze in esso contenute rispetto alla modifica costituzionale presentata dal governo. La seconda: un confronto sulle competenze ritenute strategiche per l’assetto unitario del Paese rispetto alle nostre peculiarità, una per tutte la concorrenza economica lungo i confini. La terza: la costituzionalizzazione negli Statuti della regola pattizia tra Stato e Regione, per definire sia i rapporti finanziari sia le competenze e la responsabilità dovrà valere per entrambe le parti».

     

    Quali competenze il Fvg dovrà acquisire?

     

    «Temi come le grandi infrastrutture strategiche per l’energia, la definizione dei livelli essenziali dei servizi o la ricerca di alto valore credo debbano restare allo Stato. Il Fvg, invece, deve continuare a gestire settori come l’Ambiente, la Protezione civile e l’urbanistica, che invece la riforma del governo vorrebbe nuovamente centralizzare. Tra i nuovi compiti dovremmo acquisire l’istruzione superiore e università, legata alla dimensione economica del territorio, e le Sovrintendenze. Ma con il governo sarà bene definire una volta per tutte chi fa che cosa anche in sanità. Perché, ad esempio, i contratti devono essere nazionali se la sanità la paghiamo e gestiamo noi?».

     

    Nella battaglia a difesa della Specialità vi preoccupa il doppio ruolo di Serracchiani, vicesegretario del Pd e presidente della Regione?

     

    «Serracchiani in Consiglio ha affermato che è la presidente della Regione e che di un tanto si sente rappresentante. Il suo ruolo politico può essere un vantaggio per la difesa della Specialità perché trasferisce al massimo sistema politico italiano la dimostrazione di come viene gestita l’Autonomia, elemento poco conosciuto a Roma».

     

    Nella riforma ci sarà spazio per la città metropolitana di Trieste?

     

    «Non trovo che le città metropolitane, intese come grandi agglomerati urbani, siano coerenti con la realtà del Fvg. Penso invece sarebbe meglio organizzare una serie di funzioni gestite per aree vaste attorno ai capoluoghi, come i servizi dai trasporti alle infrastrutture».

     

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

     

    06 aprile 2014
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