La presidente: la nostra classe dirigente è l’unica a poter cambiare il Friuli e il Paese. «Non credo ci debbano più essere differenze tra chi lavora nel pubblico e nel privato»
di Anna Buttazzoni
UDINE. Cambiare. Verbo ripetuto spesso, sillabato perché a nessuno sfugga il concetto. È il mantra di Debora Serracchiani, presidente della Regione e numero due del Pd nazionale. Anche per declinare l’unico significato ammesso quando si parla di “renziani”.
«Matteo Renzi e la nuova classe dirigente che ha attorno sono gli unici a poter cambiare il Paese. Sì, nella nuova classe dirigente ci sono anch’io». Serracchiani veste con disinvoltura gli abiti di presidente e dirigente dem, ruoli che s’intersecano.
Sarà così, ne è convinta, fino al 2018. Non ci sono alchimie nelle quali rifugiarsi. Esiste una dannata voglia di spingere sull’acceleratore «perché bisogna agire e smetterla di lamentarsi», dice nell’intervista di fine anno in esclusiva al Messaggero Veneto.
Presidente, se nel 2015 si votasse per il Parlamento lei lascerebbe il governo della Regione?
«Non è ipotizzabile. Quanto fatto dal Governo nelle ultime settimane è mirato alle riforme e per attuarle è necessario arrivare al 2018. Non mi pongo il problema, perché vedo l’impegno da parte di tutti per arrivare al 2018».
Ritiene che il Jobs Act vada applicato anche ai dipendenti statali?
«È arrivato il tempo nel quale aprire una riflessione, nel quale ragionare sul lavoro pubblico e privato in termini di diritti, doveri e tutele. Il Parlamento sta affrontando la riforma della pubblica amministrazione e se ne discuterà in quel contesto. Se c’è qualcuno che ruba o che è assenteista, non credo vi debbano essere differenze se lavora nel pubblico o nel privato».
Il presidente della Repubblica…
«Non ho l’età», scherza Serracchiani.
Chi è il suo candidato ideale alla presidenza della Repubblica?
«Battute a parte, non mi sto esercitando nel pensare che debba essere donna oppure giovane. Dev’essere in grado di raccogliere il testimone di Giorgio Napolitano e continuare a tenerlo alto. Sarà quindi il candidato migliore a rappresentare tutti i cittadini».
Serracchiani si definirebbe “renziana”?
«Posto che Renzi ha detto che i renziani non esistono, no. Ho scelto Matteo Renzi in modo autonomo e godo ancora della mia autonomia. Lui e la nuova classe dirigente che ha attorno sono gli unici a poter cambiare il Paese».
Lei compresa?
«Sì, nella nuova classe dirigente ci sono anch’io».
Quest’anno avete varato le riforme della sanità, degli enti locali, della cultura. Nel 2015 entreranno in vigore. Qual è la fase che più la preoccupa?
«La sfida è proprio l’attuazione delle riforme. C’è stata già una buona metabolizzazione delle scelte che abbiamo fatto e che riusciremo a attuare assolvendo ai nostri impegni e seguendo gli iter quotidianamente. Ciò che più mi preoccupa è che non si riesca ad accettare la sfida culturale che c’è nel cambiamento, ma ho molta fiducia che ce la faremo».
Da cittadina cos’è cambiato in regione durante il suo governo?
«Sono mutati i punti di riferimento. Nei rapporti con la pubblica amministrazione c’è più chiarezza, so chi è il responsabile di un procedimento e quindi so con chi parlare o con chi eventualmente me la devo prendere, e ci sono tempi certi di risposta. Per le imprese e i cittadini, invece, i sistemi finanziario e bancario, mi riferisco a Friulia e Mediocredito, hanno ricominciato a essere strumento utile e al servizio degli utenti. So che la strada è lunga e che siamo solo all’inizio, perché l’obiettivo è che un cittadino che si confronta con la pubblica amministrazione esca convinto che il mondo va nel verso giusto».
Come pensa di superare il flop dell’aeroporto del Fvg?
«Prima di tutto accompagnando il lavoro per la realizzazione del Polo intermodale, su cui si è perso anche troppo tempo. E poi stiamo ragionando su nuove alleanze».
Con Venezia?
«La più naturale è con Venezia, ma non escludiamo nulla».
Ritiene che il presidente Sergio Dressi arriverà a scadenza del mandato, in aprile?
«Abbiamo detto ai vertici di Aeroporto Fvg che non vi era più fiducia da tempo. Hanno ritenuto di restare e resteranno fino a scadenza, non potendo noi agire diversamente».
Nella sua giunta alcuni assessori sono super-impegnati, altri meno, mentre il rapporto con Paolo Panontin sembra incrinato dopo la prova non brillante in Consiglio per l’approvazione della riforma delle Autonomie locali. Modificherà la giunta?
«Non mi impegno per il futuro, non lo faccio mai. Avevo l’obiettivo di far lavorare la giunta come una squadra e ritengo di averlo raggiunto. Dei precedenti esecutivi, di centrodestra e centrosinistra, criticavo il fatto che ciascun assessore lavorasse nel proprio recinto. Noi no. Ho persone in giunta di qualità, umana e politica, e siamo una squadra di governo che a volte eccelle, che a volte non le azzecca tutte, ma abbiamo una responsabilità collettiva, siamo pezzi di uno stesso ingranaggio. Certo, su alcuni assessori ci sono state più pressioni che su altri, ma tra noi siamo franchi e diretti e abbiamo il coraggio di decidere. Sono soddisfatta».
I sindaci di Udine Furio Honsell, di Pordenone Claudio Pedrotti e di Trieste Roberto Cosolini, del Pd o vicini al Pd, sembrano arrancare rispetto al suo ritmo di governo. È così?
«Governare in questo momento non è facile per nessuno. I sindaci di Trieste, Udine e Pordenone hanno dato un contributo importante per le riforme della sanità e degli enti locali e continueranno a essere protagonisti delle riforme. E poi la collaborazione forte dell’amministrazione di Udine ha permesso di sbloccare i lavori all’ex macello, che sono partiti. La collaborazione forte dell’amministrazione di Trieste ha portato a risolvere la più grande crisi industriale dell’area, quella della Ferriera di Servola. Il contributo forte dell’amministrazione di Pordenone ha permesso di arrivare al nuovo ospedale della città, che nascerà al posto dell’attuale».
Ma il suo vice, Sergio Bolzonello, era contrario, avrebbe voluto la realizzazione in Comina…
«Ha cambiato idea, non è un fatto straordinario quando si fa un lavoro di squadra. E a gennaio partiranno i lavori».
Quindi Cosolini e Pedrotti sono i candidati naturali nel 2016?
«Dipenderà dalle loro scelte personali e dal Pd».
Cosa pensa dell’sms del vicesindaco di Udine, Carlo Giacomello, al presidente dell’Udinese Franco Soldati?
«Se è una gaffe resta una gaffe. Se è l’unico modo che il centrodestra ha per dire che Udine non è ben governata, vuol dire che l’amministrazione può continuare a governare speditamente».
Presidente, come ha trascorso le feste di Natale?
«Con i miei nipotini, Iacopo e Giorgia. E facendo lunghe passeggiate».
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30 dicembre 2014