Il vicesegretario del Pd: “Renzi voleva più peso per i sindaci nel nuovo Senato. Tagliare i deputati? Non è un tema all’ordine del giorno”
di UMBERTO ROSSO
Debora Serracchiani
ROMA. “Le riforme non possono essere fermate da Mineo e Minzolini. Abbiamo raggiunto un punto di equilibrio, dopo un lungo confronto. Adesso vanno portate a casa. Ce lo hanno chiesto gli elettori, bisogna rispettarli”.
Presidente Serracchiani, ma come risponde il vertice del Pd alle richieste dei dissidenti?
“Questa sarà una settimana cruciale. C’è un testo, frutto di un lungo confronto, che ha impegnato il ministro Boschi, Zanda, la Finocchiaro, il gruppo parlamentare. Un testo che è il punto di caduta di posizioni diverse. Un compromesso, in cui anche il presidente del Consiglio ha rinunciato a qualcosa a cui teneva, come un ruolo più forte dei sindaci nel nuovo Senato”.
Dovrebbero rinunciare ai loro emendamenti anche i dissidenti del Pd?
“Premesso che un voto contrario sarebbe, naturalmente, del tutto legittimo, noi siamo pronti ancora al confronto con tutti, col gruppo parlamentare del Pd come con Forza Italia o Grillo. Tuttavia, sinceramente penso che non ci sia più spazio per posizioni che stravolgono un testo frutto di una discussione tanto ampia”.
Come la richiesta di Chiti e altri democratici del Senato elettivo…
“Chiti, da ministro delle Riforme, voleva proprio il superamento del bicameralismo perfetto. E parlava del modello tedesco. Ovvero, proprio i punti-chiave che caratterizzano ora la nostra riforma. Mi auguro che questioni personali non finiscano per prevalere sugli interessi del paese”.
E cioè?
“Quel 40 per cento di voti ci ha consegnato una responsabilità enorme, e la richiesta definitiva dei cittadini di cambiare. Ora tocca a noi, abbiamo noi la palla. Dobbiamo vincere questa partita delle riforme per rispetto di quel che gli elettori si aspettano da noi. E ce lo chiede anche l’Europa”.
Ma le riforme istituzionali possono davvero favorire una flessibilità della Ue sul nostro deficit?
“Sì, perché ci rendono più competitivi. Senza il bicameralismo perfetto, possiamo approvare più velocemente le leggi. E all’Europa questo interessa, e molto. Insieme a quello che già stiamo facendo sulla pubblica amministrazione, il lavoro, la giustizia”.
I dissidenti pd chiedono anche di ridurre i deputati, perché con un Palazzo Madama di soli 100 senatori, chi vince alla Camera si elegge da solo anche il presidente della Repubblica.
“Adesso stiamo affrontando la riforma del Senato e del Titolo V, per ridefinire i rapporti fra il centro e le regioni. Da presidente regionale, per esempio, io mi sono resa conto di quanto sia più giusto mettere nelle mani del governo nodi come le grandi infrastrutture. Insomma, non ci stiamo occupando della riforma della Camera, non è all’ordine del giorno. Quando lo sarà, potremo discutere di tutti i correttivi, anche delle modalità di elezione del presidente della Repubblica”.
E da Forza Italia, pure alle prese con il dissenso interno, cosa si aspetta?
“Il patto del Nazareno è un accordo che hanno condiviso e firmato. Ci aspettiamo che Berlusconi lo rispetti. Disponibili naturalmente a discuterne ancora qualche aspetto, a incontrare Berlusconi. Così come tutti gli altri”.