Oggi l’assemblea regionale del partito: Grim si prepara ad annunciare «un segnale» mentre la minoranza tornerà a chiedere chiarezza sul ruolo futuro di Serracchiani
di Marco Ballico
Il segretario regionale del Pd Antonella Grim assieme alla presidente del Fvg Debora Serracchiani
UDINE. Alle richieste, che non mancheranno nemmeno oggi, Antonella Grim risponderà con la «volontà radicale di un cambio di passo».
Stavolta però la segreteria del Pd del Fvg, costretta a fare i conti pure con la mancata firma di tre dei quattro segretari provinciali al documento antiscissionisti sfornato a metà settimana assieme ad altri 18 colleghi segretari regionali dem, dovrebbe proporre pure qualche novità in segreteria.
Un riassetto, una riorganizzazione, un rafforzamento: il termine corretto lo deciderà lei nel pomeriggio a Udine in un’assemblea Fvg che sarà inevitabilmente condizionata dalle vicende romane.
A Grim, se non più le dimissioni, la minoranza del partito chiederà di iniziare a discutere davvero, partendo dal dato certo di un 2016 pieno di sconfitte alle amministrative, con il tonfo choc al referendum.
Mentre a Debora Serracchiani verrà nuovamente sottoposta la questione ricandidatura: la presidente, incalzeranno soprattutto i bersaniani, dica se guiderà la coalizione di centrosinistra pure alle regionali 2018 oppure no.
Lodovico Sonego è netto: «Rinnoverò a Serracchiani l’invito ad annunciare la sua candidatura in modo da cominciare a preparare l’appuntamento». Ma anche Francesco Russo la pensa allo stesso modo: «Non dobbiamo perdere un attimo di tempo su programma, squadra e leader verso il 2018. Potrebbero mancare pochi mesi, sarebbe colpevole non farlo».
Il senatore triestino, detto che per costruire quel progetto «serve una profonda rivisitazione del partito in regione», è convinto che Serracchiani non farà il bis: «Sembra da mesi evidente che il suo destino sarà a Roma, lei stessa lo conferma con quanto sta facendo.
Si tratta dunque necessariamente di sbloccare il Pd dall’impasse dovuta anche al fatto di non sapere chi sarà il nostro candidato tra un anno e poco più.
Il Pd è fermo in Fvg, facciamo succedere qualcosa tutti assieme perché riprenda a correre. E Debora – conclude Russo – ci aiuti a trovare il suo successore». La segretaria regionale non mette invece fretta a Serracchiani: «Quel passaggio verrà fatto a tempo debito, quando il quadro nazionale sarà più chiaro».
Al contrario, il cambio di passo all’interno del partito sarà il tema dell’assemblea odierna. Dopo averci lavorato da giorni, fatti di incontri con i circoli e gli amministratori (fino a ieri sera), pare possibile che Grim proponga oggi alcune novità in una segreteria formata attualmente da 11 persone secondo le quote del congresso 2014, in linea con quanto stava allora accadendo a Roma: i renziani Grim, Francesco Martines, Lorenzo Cociani, Moreno Puiatti, Elisabetta Pian e Sandro Venturini; i cuperliani Adele Pino e Lorenzo Presot; i civatiani Marco Cavallaro, Rita Maffei e Marco Zanolla.
La segretaria non anticipa alcunché sui nuovi ingressi (li ufficializzerà, a meno di ripensamenti, nel corso della relazione), ma pare certo che non ci saranno veri e propri accantonamenti, solo delle integrazioni, dato che chi uscirà dalla segreteria manterrà comunque il ruolo di responsabile di uno dei forum tematici.
In sostanza si intende riarticolare un gruppo di lavoro rimasto un po’ incartato nella doppia attività di membro di segreteria e coordinatore di un tavolo tecnico.
Una mossa tattica? Un tentativo di rintuzzare gli attacchi? Grim si concentra ancora sul concetto del cambio di passo: «L’assemblea sarà un momento di confronto fondamentale e assieme, nel rispetto degli organismi, prenderemo le decisioni. Non è una questione di persone, ma è necessario dare un segnale a un anno dalla fine della legislatura in Regione e in una fase politica che ci deve portare a costruire la proposta programmatica 2018».
Argomenti chiave che, tuttavia, vanno gestiti con un occhio sempre attento a ciò che succede a Roma, lì dove il capogruppo del Pd in commissione Affari costituzionali Emanuele Fiano ha chiesto di incardinare l’esame del ddl che ripropone il Mattarellum, mentre Pierluigi Bersani, come già qualche giorno fa Romano Prodi, rilancia la prospettiva dell’Ulivo.
Ettore Rosato, invitando il partito a «smetterla di litigare al proprio interno e mettersi a lavorare per costruire le condizioni affinché la nostra proposta politica sia convincente e comprensibile», non è contrario: «Sul rafforzamento del centrosinistra abbiamo sempre lavorato e continueremo a farlo».
Ma, aggiunge il capogruppo, «deve essere il frutto del lavoro di aggregazione di forze che arrivano anche dalla società civile, non certo delle lotte intestine al Pd».
«Vedo troppo fughe in avanti e minacce di scissione – insiste da parte sua Russo -, il Pd deve essere ancora capace di federare le diverse anime del centrosinistra». Nessun dubbio nemmeno da parte di Sonego: «La vocazione maggioritaria del Pd è una sciocchezza, dobbiamo costruire uno schieramento più ampio. Il ruolo del partito? Quello di pivot. Ma pivot di una squadra».
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03 febbraio 2017
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