UDINE – Dal desiderio di far conoscere la terra che amano, che sia luogo di pace, fraternità e amichevole convivenza fra i popoli e le culture è nato il Cammino Celeste o Iter Aquileiense. «L’idea è nata durante una serata racconta Giuseppe Poiana, presidente dell’Associazione Iter Aquileiense ; siamo un gruppo di appassionati, alcuni di noi hanno percorso il Cammino di Santiago de Compostela e abbiamo pensato: perché non farne uno anche in regione?».
DIECI TAPPE
Inaugurato nel 2006, dall’anno successivo è stato è stato idealmente consegnato a tutti coloro che vogliono percorrerlo e oggi si mettono in marcia ogni anno oltre 500 pellegrini che partono da Aquileia, patrimonio Unesco, fino ad arrivare al monte Lussari, un cammino di 200 chilometri alla scoperta delle meraviglie della regione. E non a caso si chiama Celeste. Celeste come il colore del mare e del cielo, celeste come il manto della Madonna del Lussari. «I pellegrini arrivano da tutta Italia e alcuni anche dall’estero dice Poiana ; è un cammino in pianura fino a Castelmonte, quindi adatto a tutti. Poi, per la parte montana, ci vuole un po’ di esperienza, ma chiunque può percorrerlo interamente o solo per alcune tappe». Non è e non vuole essere un viaggio organizzato, ma una traccia aperta per un itinerario di fede che ognuno può vivere in modo personale.
Il percorso è fatto di dieci tappe, percorribile integralmente da giugno a settembre; d’inverno invece, a causa della neve solo le prime tappe sono praticabili. Non siamo in Spagna, non è il Cammino di Santiago de Compostela: il territorio del Friuli Venezia Giulia è a tratti impervio e il Cammino Celeste, nei suoi 200 km, prevede oltre 6.700 metri di salita e quasi 5.000 di discesa: «La tappa più lunga va da Dogna a Camporosso precisa il presidente , ma si ci può fermare a riposare». Ciascun pellegrino può organizzare il proprio cammino, mettersi alla prova, testare la resistenza o decidere di percorrere il Cammino Celeste lentamente con più spiritualità e meno fisicità. Esattamente come sul Cammino di Santiago è stata predisposta una credenziale che identifica il viandante come pellegrino e non come turista o escursionista. E come per altri cammini, l’utilizzo di alcune strutture di ospitalità potrebbe non essere consentito a coloro che sono privi di tale documento. L’Iter congiunge Aquileia, sede dell’antico patriarcato, al Monte Lussari, che accoglie il Santuario, ma toccando molte altre chiese, località, luoghi impregnati di storia.
IL TRACCIATO DELLA MEMORIA
È un tracciato della memoria che attraversa il Friuli dal mare ai monti, ricostruendo, o meglio decostruendo mentalmente ciò che secoli di progresso, strade, ferrovie e ponti hanno cancellato, spostato, deviato: «Ci teniamo a sottolineare – dicono gli ideatori del cammino – che questa via è stata cercata, sperimentata e valutata, anche dopo aver ascoltato il suggerimento di anziani che ben ricordano come raggiungevano un tempo le varie chiese, anche quelle più lontane, a piedi».
Procedendo lungo il cammino si possono scoprire i luoghi del Friuli: la laguna, la pianura, i fiumi, i vigneti del Collio, le Valli, i monti delle Prealpi e quelli delle Alpi Giulie. E i pellegrini potranno ammirare anche i monumenti a loro dedicati. Il primo, situato nell’isola di Barbana, è stato donato dal Circolo culturale Navarca di Aiello, così come quelli di Castelmonte e Camporosso e del Monte Lussari. Rappresenta, quest’ultimo, la croce patriarcale di Aquileia realizzata in una doppia versione su una pietra di Verzegnis dal peso di 20 quintali. Su un lato la croce è stata scolpita sulla pietra e sull’altro, è stata realizzata con decine e decine di chiodi in ferro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Lunedì 22 Aprile 2019, 12:12