Aziende a caccia di dottori di famiglia e Guardie mediche. Partiti i bandi ma è incertezza sulla copertura delle domande
Elena Del Giudice
Sanità regionale a caccia di medici di medicina generale. La “fuga” dalla professione verso la pensione è iniziata, tanto che quest’anno i posti vacanti che si sono generati, e lo faranno anche nei prossimi mesi, tra quelli necessari alla copertura delle zone carenti e quelli richiesti dalla continuità assistenziale, sono ben 120, contro una media fisiologica che ogni anno si aggira attorno ai 20/30 professionisti.
Il bando per reclutare camici bianchi è già stato pubblicato con il dettaglio degli ambiti territoriali carenti di medici di medicina generale di assistenza primaria per l’anno 2019, che ne intercetta 39, e anche l’elenco degli incarichi vacanti di medici di medicina generale di continuità assistenziale (coloro che garantiscono il servizio di guardia medica, per intenderci, tutti i giorni dalle 20 alle 8, nei fine settimana e nei festivi), sempre per l’anno in corso, che sono 81.MEDICI IN PENSIONE: COSA C’E’ DA SAPERE
- Il 604 dei medici Fvg andrà in pensione entro il 2028
- Medici di famiglia: 900 quelli in servizio. Di questi 280 andranno in pensione entro il 2023 e saranno sostituiti da 150 medici. Il rischio è che circa 170 mila cittadini resteranno senza medico di medicina generale
- Nei prossimi anni il 40% dei medici ospedalieri uscirà dal sistema per motivi anagrafici. L’età media dei medici ospedalieri è di 54 anni (le uscite saranno frequenti fino al 2023). Negli ultimi anni perso circa il 10% del personale
Suddivisi per Azienda, l’Asui di Trieste chiede complessivamente nove medici di medicina generale, di cui solo uno per l’ambito distrettuale del Comune di Duino Aurisina, mentre gli altri sono destinati ai distretti della città. Altri cinque medici, invece, sono necessari per la continuità assistenziale.
L’Azienda per l’assistenza sanitaria (Aas) 2 Bassa Friulana-Isontina ha indicato soltanto quattro posti vacanti (o che lo diventeranno nei prossimi mesi) per la medicina generale (per gli ambiti territoriali di Doberdò, Fogliano, Ronchi dei Legionari, San Canzian d’Isonzo, San Pier d’Isonzo e Turriaco; Aquileia, Fiumicello-Villa Vicentina, Terzo d’Aquileia; Cervignano; Carlino, Marano, Porpetto, San Giorgio di Nogaro, Torviscosa; Farra d’Isonzo, Gradisca d’Isonzo, Romans d’Isonzo, Sagrado e Villesse) ma ben 25 sono i posti necessari nell’Azienda per la medicina di continuità. L’Aas 3 Altro Friuli-Collinare-Medio Friuli indica sette ambiti territoriali carenti, diversi con vincolo di ambulatorio (a Forni Avoltri, Ampezzo, Sauris, Tarvisio, Flaibano, Rive d’Arcano), ma cerca ben 19 medici di medicina di continuità.
L’Asui Udine ha previsto 10 posti per medico di medicina generale (per l’ambito di Manzano; di Cassacco, Tricesimo e Reana; di Tarcento, Nimis, Lusevera e Taipana; uno per l’ambito del Comune di Udine; uno a Martignacco; uno a Pasian di Prato e uno per Pavia di Udine-Pradamano) e 25 per la continuità assistenziale.
Infine l’Aas 5 Friuli Occidentale evidenzia otto zone carenti di medicina generale, di cui due con vincolo di ambulatorio, a Erto e Casso e a San Giorgio della Richinvelda (oltre agli ambiti di Maniago, Frisanco e Vajont; Porcia; Sacile; San Vito; Brugnera), e chiede anche sette professionisti per la continuità assistenziale.
Entro qualche settimana si saprà quale sarà la risposta alle richieste del Servizio sanitario regionale, ovvero se la disponibilità di giovani medici sarà sufficiente a garantire la copertura della domanda.
Va detto che proprio quest’anno l’amministrazione regionale ha aumentato i posti per la formazione dei medici di medicina generale, ma gli effetti della decisione si vedranno solo in futuro. Ora fare previsioni per l’immediato è arduo, ma pare che se la medicina generale abbia ancora un certo appeal, ne abbia meno la continuità assistenziale, che non è stata investita dalle fughe verso la pensione ma dalla ricerca di un’occupazione stabile e meglio remunerata. Altra questione, non secondaria, infine, riguarda alcune zone carenti, in aree disagiate, risultate poco appetibili anche in passato.
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