Stefano Piasentier assieme alla moglie Sara
San Giorgio, la pallacanestro era la sua passione e si dedicava al volontariato. Aveva 47 anni. Aveva giocato in prima squadra ed era stato tra i fondatori del team amatoriale
Non ce l’ha fatta contro la malattia che lo aveva colpito nel maggio 2017, contro la quale aveva lottato con estrema determinazione e forza, dando coraggio e infondendo serenità a chi gli stava attorno. La situazione si era aggravata in questi giorni e poi l’altra notte l’epilogo: il decesso all’ospedale di Palmanova dove si trovava ricoverato.
Stefano, era nato l’11 novembre 1971 e la sua vita era trascorsa per grane parte a San Giorgio, eccetto per l’ultimo periodo essendosi trasferito ad Aquileia per vivere con la moglie Sara sposata il 28 aprile 2018. Un amore quello con Sara che durava da una decina d’anni per poi coronarsi con il matrimonio.
Era molto conosciuto in tutta la Bassa Friulana per aver lavorato per moltissimi anni alla farmacia Ciconi a San Giorgio, ma soprattutto per essere un appassionato sportivo e uomo di grande generosità e sensibilità.
Come raccontano alcuni amici, la sua più grande passione era sicuramente lo sport, il basket principalmente: ha giocato in diverse società di pallacanestro, tra cui fra le altre a Romans, a San Giorgio in prima squadra (colonna della Uisp), e con la Libertas Basket Gonars in prima squadra dove è stato anche capitano.
«Era il compagno di squadra che tutti vorrebbero accanto: uno che ha incarnato il ruolo del capitano nel migliore dei modi possibili, dentro e fuori dal campo. Perdiamo un amico e un uomo a cui abbiamo voluto tanto bene e che non potremo mai dimenticare», ricordano alcuni ex compagni della pallacanestro di Gonars.
È stato anche tra i fondatori della squadra amatoriale di basket di San Giorgio, i Jokers, squadra fondata nel 1996. Amava il tennis ed anche lo snowboard. Un’altra passione era la fotografia che ha svolto sia a livello amatoriale che, per un breve periodo, professionale.
Ma lo sport non era la sua sola passione, grazie alla sua innata sensibilità, trovava il tempo, assieme alla moglie, di dedicarsi al volontariato cercando di infondere un sorriso ai piccoli pazienti degli ospedali: erano dei clown di corsia, per i bimbi, tramite l’associazione “Compagnia dell’arpa a dieci corde”.
Chi lo conosceva lo descrive caratterialmente come un estroverso, una persona solare leale e sincera che amava stare con gli amici, frequentare i posti di ritrovo e divertirsi. «Aveva una grande capacità di farti divertire e ridere– raccontano-, infondeva sicurezza e allegria in tutti».
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