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    Patto Tondo-Tremonti, battaglia a Roma

    Parte domani il tavolo tecnico per rinegoziare l’intesa. La Regione punta a recuperare i 900 milioni accantonati dal 2010

    di Marco Ballico

    TRIESTE. Sul tavolo per la revisione del patto Tondo-Tremonti del 2010 ballano 900 milioni di euro, la cifra che la Regione ha “congelato” una volta preso atto del mancato decollo del federalismo fiscale. Il calcolo fatto dagli uffici riguarda il periodo dal 2011 al 2014, ma i numeri sono noti anche per gli anni successivi. Si tratta in ogni caso di risorse che il Friuli Venezia Giulia conta di recuperare almeno in parte. E senza accollarsi in cambio nuove competenze.

    La missione a Roma

    La prima seduta del tavolo conquistato da Debora Serracchiani è in programma domani nella capitale. Il punto chiave è proprio quello finanziario: si deve dirimere il confronto tra dare e avere nei rapporti Stato-Regione. «La nostra opinione sull’iniquità del quadro finanziario che grava sul Fvg per effetto del micidiale cumulo tra patto Tondo-Tremonti e successive manovre statali è nota – rileva l’assessore al Bilancio Francesco Peroni –. La richiesta di partenza non può che essere quella di ristabilire la piena equità nelle relazioni finanziarie con lo Stato: per quali vie e con quali soluzioni sarà il negoziato a stabilire».

    Patto da 370 milioni

    L’assessore non fa stime sull’operazione recupero, ma è certo che la giunta, ritenendo la quota di 370 milioni di euro fissata nell’accordo del 2010 un “regalo” dell’amministrazione Tondo allo Stato, cercherà di portare a casa il massimo possibile. L’intenzione è di concretizzare il tutto entro giugno. Il “quantum”? Al momento si ragiona su 900 milioni di euro.

    Le pensioni

    Si deve infatti partire da una vecchia partita mescolata al patto Tondo-Tremonti: il riconoscimento romano della compartecipazione regionale sulle pensioni Inps, un successo, è un riconoscimento trasversale, di Riccardo Illy. Se è vero che il Fvg, secondo dettato del patto firmato dall’ex ministro dell’Economia e dal presidente della Regione il 29 ottobre 2010, si impegna a versare a regime 370 milioni di euro allo Stato, la quota, dal 2011 al 2031, è ridotta proprio per gli arretrati che Roma deve a Trieste sul fronte delle pensioni.

    Le cifre

    In sostanza, un’uscita e un’entrata. Nella legge di stabilità 2010, all’articolo 152, la Regione Fvg viene chiamata, a decorrere dal 2011, «a contribuire all’attuazione del federalismo fiscale, nella misura di 370 milioni annui». Ma, articolo 151, al Fvg vengono contestualmente riconosciuti 910 milioni di euro (quelli delle pensioni) spalmati su 20 anni: 220 nel 2011, 170 nel 2012, 120 nel 2013, 70 nel 2014, 20 nel 2015, 30 nel 2016 e 20 dal 2017 al 2030.

    Le quote congelate

    Si tratta dunque di fare una sottrazione tra 370 milioni e compensazioni. Il risultato è che nel 2011 Trieste deve a Roma 150 milioni, nel 2012 altri 200 milioni, nel 2013 siamo a 250 milioni e nel 2014 a 300 milioni. Solo nel 2031, a regime, si raggiungeranno i 370 milioni all’anno. Tutto chiaro se non che, al momento, parliamo di soldi “virtuali”. Perché, come conferma il ragioniere generale Paolo Viola, la Regione, pur non avendo potuto utilizzare quel gruzzolo, non ha versato un solo euro allo Stato. Le quote sono state infatti “congelate” nella tesoreria, in attesa di definire un contenzioso – la giunta Tondo ha agito di conseguenza al fatto che il federalismo fiscale, così come previsto dal patto del 2010, non è mai partito – su cui è intervenuta pure la Consulta.

    La sentenza

    Poco più di un anno fa, infatti, la Corte ha considerato «illegittima» la decisione unilaterale presa nella Finanziaria 2012 e ha imposto lo “scongelamento”. Tutto rimasto sulla carta perché, al momento, lo Stato continua a non vedere un euro. Si tratta di 600 milioni dal 2011 al 2013, 900 milioni se si comprende anche il 2014. Ed è su questa somma che, domani, si concentrerà la trattativa. Con la premessa, precisa Peroni, che «il tema delle funzioni non è all’ordine del giorno, essendo materia che può entrare in gioco solo dopo adeguata istruttoria nella sede istituzionale propria, ossia la commissione Paritetica».

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

    06 maggio 2014
    http://ilpiccolo.gelocal.it/