In Friuli Venezia Giulia il ministro incassa l’appoggio di Brandolin e Blažina e di consiglieri come Martines e Rotelli. Nessun endorsement per Emiliano
di Marco Ballico
I deputati dem Giorgio Brandolin e Tamara Blazina
TRIESTE. Erano quasi tutti renziani, adesso lo sono un po’ meno. C’è per esempio chi, sin d’ora, fa sapere che non voterà per l’ex premier alle primarie del 30 aprile. Lo ufficializzano parlamentari e consiglieri regionali, dalla parte di Andrea Orlando, non di Michele Emiliano.
In Friuli Venezia Giulia il congresso Pd si annuncia una corsa a due. Nessuno fa il nome del governatore della Puglia, mentre il ministro della Giustizia incassa già i primi endorsement. Innanzitutto da due deputati. Giorgio Brandolin ricorda di essersi speso per Orlando prima ancora che si candidasse.
«Spero in un partito aperto, plurale, in cui ci si possa confrontare senza l’ossessione del capo o del supercapo – dice il parlamentare -. Mi piace la battaglia, ma dentro il partito. Orlando interpreta questo tipo di atteggiamento». Con Brandolin c’è pure Tamara Blažina. «Non ho votato Renzi alle primarie del 2013 e non lo farò nemmeno stavolta – dichiara la deputata dalla minoranza slovena – . L’ex segretario ha la responsabilità di avere portato il partito alla disgregazione e di un atteggiamento irrispettoso nei confronti del Parlamento. Se pure alcune cose fatte da premier vanno apprezzate, non bastano per convincermi al voto». E dunque si deve cambiare: «Aspetto i programmi, ma le prime affermazioni sui temi delle disuguaglianze e del lavoro sono condivisibili. Mi piacerebbe peraltro che il sostegno a Orlando, proprio perché fondato sulle questioni vere del Paese, fosse trasversale alle diverse provenienze e non solo il segno di una rimpatriata degli ex Ds».
Anche in Consiglio regionale si contano i primi orlandiani. Prudenti nell’attesa di verificare i contenuti delle mozioni, ma senza troppi dubbi, sin d’ora. «Ho molto interesse per la candidatura di Orlando – dice Renzo Liva -, mi pare porti avanti una posizione di unità e non di contrarietà. Mi aspetto che il dibattito conforti questa intenzione». Accanto a Liva ci sarebbero Vincenzo Martines e Renata Bagatin, ma si parla anche di altri interessati: Silvana Cremaschi, Franco Godega, Franco Rotelli e Armando Zecchinon. E c’è poi Stefano Ukmar, una delle 16 firme (tra le altre quelle dello storico ulivista Fulvio Camerini, dell’ex segretario triestino Nerio Nesladek e del consigliere comunale Giovanni Barbo) in calce all’iniziativa in programma a Gradisca in appoggio alla mozione del ministro dem (ne riferiamo nel box in alto).
Così come, a livello di segreterie provinciali, si schierano per Orlando Adele Pino a Trieste e Marco Rossi a Gorizia, mentre a Udine Massimiliano Pozzo è in una fase di riflessione. «Visto il mio ruolo – chiarisce Pino – intendo rappresentare tutti, in modo che il congresso sia un confronto di idee nel rispetto delle varie posizioni. Ma sosterrò Orlando perché ne condivido i toni pacati con cui sta affrontando l’avvio della fase congressuale e la sua manifesta volontà di lavorare per un Pd che ritrovi lo spirito originario». «Il punto centrale – aggiunge Rossi – è recuperare la capacità del Pd di essere forza aggregante di un’ampia coalizione di centrosinistra, nella tradizione dell’Ulivo. Tra l’altro, quando siamo ulivisti vinciamo, quando invece diventiamo autoreferenziali l’elettorato ci punisce».
Nomi importanti, cui si aggiungono altri cuperliani ed ex civatiani, ma comunque in minoranza. Nessuno in Fvg, al momento, crede che Renzi possa perdere le primarie. Perché i renziani saranno pure usciti scossi dalle amministrative perse, dal flop al referendum, dalle dimissioni da premier e segretario del loro punto di riferimento, ma gli sono ancora al fianco. Da Ettore Rosato a Debora Serracchiani, da Paolo Coppola a Sergio Bolzonello, da Antonella Grim a Isabella De Monte, da Franco Iacop al capogruppo Diego Moretti, fino a una segreteria che ha visto uscire i bersaniani ed entrare altri aficionados di Renzi.
Un quadro, quello precongressuale, in cui vanno inseriti i non renziani che voteranno Renzi, come Francesco Russo, vicino al ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, i renziani che hanno cambiato idea come Riccardo Cattarini, presidente del Pd di Gorizia e responsabile del forum giustizia del Pd regionale (anche per questo vicino al ministro) e gli indecisi come Roberto Cosolini, che fa sapere che si pronuncerà a breve, e Cristiano Shaurli, contattato sia da renziani sia dallo stesso Orlando.
Nel ruolo di super partes, inevitabilmente, il presidente regionale Salvatore Spitaleri che in queste ore sta certificando gli ultimi iscritti (a fine 2016 non si superava quota 5mila). «L’elettorato passivo spetta solo a chi ha rinnovato la tessera o si è iscritto entro il 24 febbraio. Chi ha rinnovato entro il 28 febbraio potrà solo votare – precisa Spitaleri -. È positivo che in una fase complicata ci sia anche chi si iscrive per la prima volta o, dopo un periodo di lontananza, torna a una militanza più attiva».
Domani sera la direzione regionale eleggerà la commissione congressuale, sabato alle 12 si chiuderà la raccolta firme a sostegno dei candidati, firme da trasmettere a Roma lunedì. Saranno quindi gli iscritti a eleggere i delegati, mentre le primarie del 30 aprile saranno aperte a tutti. Una soluzione che non piace a Mauro Travanut, uscito proprio ieri formalmente dal gruppo del Pd per entrare nel Misto. «Trovo contraddittorio aprire il voto anche ai non iscritti per eleggere il segretario di una parte», le ultime parole critiche, da dem, del consigliere della Bassa friulana.
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02 marzo 2017
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