La segretaria regionale, già in bilico a giugno, rischia di perdere il posto. In pole position per la successione il sindaco di Palmanova Martines
di Marco Ballico
Antonella Grim
TRIESTE. È colpa dei profughi, delle Uti, di Matteo Renzi, di Debora Serracchiani, del vento che cambia abbozzano, a caccia di spiegazioni, i dem tramortiti dal voto del primo turno a Monfalcone, Codroipo e Ronchi. Ma a pagare, a meno di ribaltoni tra due settimane al ballottaggio, sarà Antonella Grim, la segretaria regionale già in bilico a giugno e ora nuovamente in discussione dopo la batosta bis della tornata amministrativa autunnale. Grim, più per comodità che per convinzione, è il capro espiatorio. Inevitabile, si sussurra anche nella maggioranza del partito dopo che Lodovico Sonego, per primo, ne ha sollecitato le dimissioni. «Troppe sconfitte, che altro fare?», dice un renziano quasi stupito che ci siano dubbi su chi far saltare per primo nel caso in cui il 7 novembre Monfalcone e Codroipo si ritrovino con due sindaci di centrodestra. E pazienza se la responsabilità della scelta dei candidati sconfitti non è certo di Grim.
L’intenzione, se sarà davvero debacle, è di attendere il referendum del 4 dicembre e di ragionare quindi sul cambio di rotta. Ma c’è perfino chi va oltre, e vorrebbe l’uscita di scena della segretaria prima ancora del secondo turno, nella convinzione che la scossa del cambio della guardia ai vertici del Pd regionale possa essere l’unica via per consentire a Silvia Altran di recuperare 15 punti su Anna Maria Cisint a Monfalcone e ad Alberto Soramel di risalire da meno 10 e sorpassare Fabio Marchetti a Codroipo. Una scossa che non arriverà però subito. Troppo poco tempo per attuarla e troppo poche speranze che possa servire a qualcosa.
«Porre oggi la questione della segreteria Grim come aspetto dirimente per un’eventuale vittoria appare risibile», dice il presidente del Pd Fvg Salvatore Spitaleri. Taglia corto anche il capogruppo Diego Moretti: «Ora siamo concentrati su cose importanti. Prima i ballottaggi e poi il referendum. Questo non è il momento per discutere degli assetti del partito che devono essere decisi con i tempi e nelle sedi opportune. Ogni altra discussione è inutile». E così pure Francesco Russo: «Sarà difficilissimo, ma proviamo a recuperare. Poi cercheremo di capire quello che manca al partito». Ma se la rimontona, soprattutto a Monfalcone, non si concretizzerà, è tuttavia certo che del siluramento di Grim si tornerà a parlare in fretta. Con un possibile successore già sulla bocca di tanti: il sindaco di Palmanova Francesco Martines.
Molto vicino a Serracchiani, uno che le cose le dice senza eccesso di cautela, Martines aveva chiesto «una riflessione molto approfondita» e «scelte drastiche» dopo le sconfitte di primavera e non fatica ora a ribadire che quella riflessione «va nuovamente sollecitata». Fermo restando che «a Monfalcone possiamo ancora cercare di riportare al voto i nostri» e nella consapevolezza che «fare le riforme, e farle in fretta, è sempre operazione impopolare». Dopo di che, «a rimettere la barca in navigazione, non potrà che essere la presidente Serracchiani. Io alla guida del Pd regionale? Mi fa piacere che qualcuno mi riconosca capacità di fare da collante. Sono uomo di amministrazione e di partito, credo che fare bene il primo lavoro porti vantaggi anche al Pd».
Detto che qualcuno pensa pure a Cristiano Shaurli come dopo Grim, in casa dem ci si muove in due direzioni. Da un lato, e del resto non si potrebbe fare altrimenti, si cerca di tenere aperta la partita del secondo turno. Serracchiani, che mantiene la bocca cucita, come del resto il capogruppo alla Camera Ettore Rosato, ieri si è incontrata con Altran per pianificare la riscossa, mentre Spitaleri confida che le battute d’arresto siano «rimediabili». Ma dall’altro lato si riapre il tormentone faticosamente soffocato dopo gli stop di giugno, quello che chiama in causa una giunta regionale decisa a fare approvare le riforme nella prima metà della legislatura passando sopra l’ascolto del territorio o almeno senza riuscire a spiegare al meglio i contenuti di leggi, sanità ed enti locali, che toccavano direttamente la vita dei cittadini. Se si perso, e se è accaduto anche in una città mai di destra come Monfalcone, non è dunque solo per le vicende di politica locale come può essere accaduto a Ronchi, ma anche perché le aperture sui profughi e il braccio di ferro sulle Uti hanno creato un clima di contrarietà con parte della popolazione.
Attriti che il Pd vorrebbe lasciarsi alle spalle e invece, pure ieri, ci si è ritrovati in piazza Oberdan la Protezione civile a protestare contro Paolo Panontin, l’assessore alle Autonomie dei Cittadini di cui non convince la rigidità del rapporto con alcuni comuni. Insomma, con le parole diplomatiche di Spitaleri, «l’azione sia del partito che più complessivamente del governo regionale e degli enti locali dovrà trovare nuovo slancio». Uno slancio necessario a preparare il 2018 quando potrebbe non esserci più Serracchiani a correre, ma Sergio Bolzonello, il vicepresidente cui anche gli aficionados di Debora guardano come a un’alternativa. O forse all’unica da poter percorrere, a meno che non spunti un identikit alla Riccardo Illy.
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26 ottobre 2016
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