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    Serracchiani: “Ecco come il Fvg sarà avanguardia per l’Italia e il Pd”

    Intervista alla Governatrice. Presidente pronta ad accelerare su Comuni e sanità. E per l’economia punta a ridurre le spese alle imprese. “Servirà ancora un anno di lavoro per vedere gli effetti reali delle riforme approvate dalla giunta nella prima metà della legislatura”

    di Anna Buttazzoni

    UDINE. Un anno. Un anno ancora per vedere gli effetti delle riforme sul Friuli Venezia Giulia. Dalla sanità alle unioni territoriali intercomunali (Uti), passando da Rilancimpresa e dalle politiche per la casa. La presidente Debora Serracchiani vede «tutte le condizioni affinché la regione possa emergere e diventare attrattiva».

    E anche, perché no, avanguardia di quel cambiamento capace di migliorare il quotidiano dei cittadini. È la sfida più grande per Serracchiani, il Fvg è la prova politica maestra, da cui passa una parte delle sue ambizioni. Punta su se stessa Serracchiani.

    E allora, da numero due nazionale dei democratici, mettele fiches non solo sulla capacità o meno di far risultato con l’azione di governo, ma anche sulla gestione del partito. «Perché il Pd in regione è più coeso rispetto al livello nazionale, si discute, si litiga, i toni sono anche aspri, ma quando la decisone è presa, quella è». Prima bacchettata.

    Ne arrivano altre, perché in palio c’è tutta la posta. Se nel 2018 Serracchiani farà un altro giro alla guida della Regione, o guadagnerà un ruolo nel Governo o, ancora, al vertice del partito, oggi non è dato sapere. Se sarà tutto o niente, si vedrà. Serracchiani ha fatto la sua giocata. Su se stessa.

    Presidente, al vertice di maggioranza ha chiesto uno slancio su economia e lavoro. Quanto fatto finora non sta dando i risultati sperati?

    «No, anzi. Per la prima volta dopo anni sul fronte dell’occupazione la caduta libera è finita e sono positivi i dati su export, produzione industriale, servizi ed edilizia, settore quest’ultimo nel quale piano piano stiamo fermando la picchiata. In Fvg alcuni indicatori sono sotto la media nazionale, ma ci siamo. Ho detto quindi che serve un guizzo, uno sforzo comune per consolidare i dati positivi e trovare misure, convenzionali e non, per rilanciare ancora economia e occupazione».

    A quali misure, convenzionali e non, sta pensando?

    «Sto dicendo che dobbiamo trovare un sistema per fare in modo di incidere sulla leva fiscale, per far pagare meno tasse in regione. Penso alle aree a burocrazia zero, al punto franco di Trieste e alla fiscalità di vantaggio, strumenti che l’assessore alle Finanze Francesco Peroni sta valutando per capire come intervenire, sfruttando la nostra Autonomia. E poi vanno semplificati i processi amministrativi, altro fronte sul quale stiamo lavorando, perché la burocrazia è un’ulteriore tassazione, indiretta».

    Ecco, l’Autonomia. Avete impugnato la legge di Stabilità nazionale. Come dire, Serracchiani contro Matteo Renzi. C’era dell’imbarazzo nel comunicare la decisione?

    «Affatto. Ho notato invece distonia nelle opposizioni, che oggi mi dicono: “La Specialità è sotto attacco e il problema è con Roma”. Se non avessi impugnato la legge di Stabilità mi avrebbero detto: “La Specialità è sotto attacco e il problema è con Roma”. Si mettano d’accordo».

    Ma quando avete preso la decisione? E perché lei, che ha fatto della comunicazione un must, non lo ha detto?

    «Abbiamo approvato la delibera il 25 febbraio e aspettavamo che Sardegna e Trentino completassero il loro iter, perché il ricorso siamo stati i primi a farlo. Poi, avremmo comunicato la notizia insieme, con i colleghi Ugo Rossi e Francesco Pagliaru, ma c’è stata un’incomprensione. Detto questo, è ovvio che il nostro campo di gioco non è il tribunale, ma continuare a lavorare sulla riscrittura dei rapporti finanziari con lo Stato, sull’attuazione dello Statuto nella relazione Stato-Regione e con la Paritetica per i decreti legislativi che passano dal Consiglio dei ministri. E poi abbiamo aperto il tavolo con il ministro Enrico Costa e con il sottosegretario Claudio De Vincenti e c’è già stato un primo incontro con il ministro Pier Carlo Padoan per rivedere il patto che ho siglato con lui».

    Ma l’impugnazione ha anche un valore politico?

    «Certo. E non farla avrebbe pesato di più».

    Sulla riforma delle Uti ha 60 sindaci contro. Avete chiesto loro di ritirare i ricorsi, ma siete disponibili a eliminare la penalizzazione economica (Fondo di perequazione) a chi non darà corso alle Unioni?

    «Abbiamo già fatto alcune modifiche alla legge, su minoranze linguistiche e leva finanziaria, e accettato la proposta di Ncd e Autonomia responsabile di aprire un tavolo politico. Tavolo che per noi è molto importante, ma è evidente che non ci si siede lì per chiedere l’abrogazione della legge e l’eliminazione del Fondo di perequazione. Ci si siede al tavolo per confrontarsi e per allargare la condivisione. Ci sono margini di trattativa, ma alcuni paletti restano fissati, e teniamo presente che 136 Comuni hanno detto di sì ».

    Quali paletti?

    «Bisogna chiedersi non se faremo le Uti, ma come le faremo. Si parte il 15 aprile dalla costituzione delle Uti e possiamo discutere su quali funzioni avviare in forma aggregata e come, per rendere la legge più flessibile. E per ogni Uti ci sarà un tavolo che accompagnerà l’avvio delle Unioni, cui saranno presenti tre funzionari della Regione, uno degli enti locali, uno delle finanze e uno del personale».

    Ma perché è importante per i cittadini la riforma delle Uti?

    «Perché in un contesto di risorse calanti è fondamentale razionalizzare e riorganizzare i servizi, anche per far risparmiare i cittadini. In Trentino Alto Adige c’erano 223 Comuni, oggi sono 178, in Germania prosegue l’aggregazione dei lander e il 95 per cento delle amministrazioni in Francia sta lavorando in forma aggregata. La strada che abbiamo tracciato è quella giusta. Forse all’inizio ci sarà qualche costo in più di avvio, ma le economie di scala arriveranno e saranno fondamentali».

    Perché sul taglio del Punto nascita di Latisana avete atteso la sospensione tecnica del direttore generale (Giovanni Pilati) invece di prendere subito la decisione politica?

    «La scelta politica è stata fatta a monte e dice che deve restare un solo Punto nascita tra Palmanova e Latisana. Detto questo, io devo pensare alla sicurezza dei miei cittadini e oggi ci troviamo a gestire due Punti nascita senza il personale sufficiente, personale che devo ringraziare per lo straordinario lavoro che sta facendo. La struttura di Latisana è stata sospesa, come ha fatto il governatore Luca Zaia per Portogruaro, vediamo come andrà il concorso per pediatri il 23 marzo».

    Riuscirete a eliminare i doppioni tra reparti ospedalieri e universitari?

    «La riforma della sanità prosegue come da programmi. Il protocollo realizzato è un buon lavoro, che ora sarà aperto al confronto, e permetterà, ad esempio, a Trieste di avere una sola ortopedia e una sola chirurgia e a Udine una sola anatomia patologica, una sola maxillo e una sola chirurgia plastica».

    Sul nuovo Piano del 118 troverete un accordo con i sindacati?

    «Prendo atto che da parte di alcuni c’è la disponibilità al dialogo, da parte di altri no perché c’è un pregiudizio politico. Noi proseguiamo per la nostra strada».

    Ritiene di aver fatto qualche errore nel percorso delle riforme?

    «Ho avuto la fortuna di poter aggiustare il tiro mentre le facevamo, perché abbiamo lavorato molto e quotidianamente. Certo, ci sono cose che non sono andate come avremmo voluto e forse sposterei qualche tassello, ma non ne eliminerei uno. Sono soddisfatta di quanto fatto finora».

    Che Fvg si immagina tra un anno?

    «Un Fvg che emerge, che diventa attrattivo, avanguardia per l’Italia, perché abbiamo spazi di manovra importanti, dati dalla nostra Autonomia. Abbiamo un rapporto debito/Pil del 2% e stiamo continuando a tagliare il debito, azione cominciata, gliene va dato atto, dall’ex governatore Renzo Tondo».

    Sul fronte del Pd regionale c’è una minoranza che può farle opposizione, come accade a Renzi?

    «In Fvg c’è un Pd più coeso che in altre parti, ci sono certo opinioni diverse e anche aspre discussioni, ma poi ci si ritrova attorno alla decisione presa. Le primarie di Trieste lo dimostrano».

     Quindi Fvg avanguardia anche per il Pd?

    Ride Serracchiani: «Mi pare una buona idea. Le primarie a Trieste e la scelta condivisa del candidato sindaco a Pordenone (Daniela Giust) vanno nella direzione giusta».

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

    13 marzo 2016

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