Oggi ad Aquileia due spettacoli del festival. Caruzzi: «Ovidio? Storie bellissime»
di Elisa Michellut
AQUILEIA. Gran finale, ad Aquileia, per “Alpe Adria Puppet Festival”, evento promosso dal Cta Gorizia per la direzione artistica di Roberto Piaggio e Antonella Caruzzi. L’edizione 2015 si congeda con due eventi di produzione.
Alle 18, a Palazzo Meizlik, andrà in scena L’usignolo e l’imperatore, tratto dalla fiaba di Hans Christian Andersen, diretto da Antonella Caruzzi e affidato a Elena De Tullio.
Alle 21, in piazza Capitolo, riflettori puntati su un debutto molto atteso: la prima dello spettacolo Storie da contare, una produzione CTA, a cura di Antonella Caruzzi, con Laura Nardi e con i disegni di sabbia di Massimo Ottoni, che saranno proiettati sulle pareti del Battistero. Ispirata alle Metamorfosi di Ovidio, la pièce propone sette storie legate da un gioco di numeri.
Il volto di Cerere la Terra, la storia di Piramo e Tisbe, l’amore di Alcione e Ceice, il pomo della discordia lanciato da Eris e conteso fra tre dee: un intreccio di storia, numeri e mito.
Il visual artist Massimo Ottoni creerà figure, personaggi, oggetti e paesaggi utilizzando le mani come pennello e la sabbia come colore. Il progetto coniuga la creazione visiva curata da Massimo Ottoni con la narrazione di Laura Nardi.
Un incontro scenico tra due linguaggi artistici. Perché uno spettacolo ispirato alle Metamorfosi di Ovidio? «Sono storie bellissime e sempre attuali, adatte ai bambini ma anche agli adulti – spiega Antonella Caruzzi -. Ovidio è un poeta latino da cui hanno tratto ispirazione tantissimi autori. Le immagini saranno proiettate sul Battistero di Aquileia e questo contribuirà a rendere il tutto ancora più suggestivo. Saranno le pietre, deformate dal tempo, a parlare e poi ci sarà la sabbia, che ha tanti significati simbolici».
La voce narrante è dell’attrice Laura Nardi. Che differenza c’è tra la piazza e il teatro?
«Ad Aquileia reciteremo in piazza e questo è un valore aggiunto – commenta -. Gli spettacoli a cielo aperto sono sempre emozionanti. Lo sforzo per catturare tutti quelli che hai intorno è enorme e quando ci riesci è una soddisfazione. A teatro è facile prevedere la tipologia di pubblico che assisterà allo spettacolo. La piazza, invece, è aperta, può accogliere tutti. C’è il pubblico vero, genuino, di cui non sappiamo nulla e di cui non possiamo perdere nulla. Può capitare la signora con il cane che abbaia o il bimbo che ti viene vicino per stringerti la mano».
Che cosa ti ha emozionato di questo spettacolo? «Mi ha colpito il linguaggio poetico che ha utilizzato Antonella. È raro trovare ancora qualcuno che sappia scrivere versi
in questo modo. L’incontro con la sua scrittura è stata un’emozione. Siamo ormai abituati a un linguaggio televisivo, che rappresenta una lingua che non esiste. Nessuno parla come si parla in tv. Recuperare questa dimensione poetica è una boccata d’aria».
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29 agosto 2015
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