Taciturno e ombroso? L’ex azzurro, laurea con una tesi sul marxismo, ora usa whatsApp, insegna minibasket e gioca negli amatori
di Valerio Morelli
UDINE. Il “vecjo alpin” Michele Mian colpisce ancora. Ormai, specie in epoca renziana, è più vecchio, 42 anni a luglio, che alpino. Anzi, montanaro mai è stato. Infatti, ha radici salde nella Bassa friulana, ad Aquileia. L’onor del mento, però, lo accosta nell’iconografia agli alpini barbuti.
Lo avvicinava allo stereotipo anche l’indole taciturna e appartata. Vago ricordo di quando, nel 1999 – 2000, passò da musone a Pesaro nella prima stagione cestistica non nella Piccola patria, ceduto assieme ai diritti di A1 di Gorizia con Friul escape si diceva.
Dopo 6 anni alla rinata Snaidero Udine, ne hanno affinato carattere e vissuto le 5 stagioni tra Rieti, Veroli e Cantù con fine parquet nel 2011 in Brianza. Oltre, e soprattutto, a mettere su la famiglia Mian con la moglie Cristina, attiva nella comunicazione.
Persona di valori da sempre, Michele li restituisce ora al suo territorio, anche via whatsApp: da Aquileia città natale passando per Udine, con scuola basket Miky Mian al palaCus Giumanini, e Gorizia, testimonial e talent scout dell’Ardita nella Bassa.
Viceolimpionico ad Atene 2004, oro europeo a Parigi 1999 e bronzo continentale in Svezia 2003, oltre che argento ai Giochi del Mediterraneo a Bari 1997 e all’Europeo under 22 in Slovenia 1994, nella patriarcale Aquileia è tornato a calcare il parquet.
Nell’ultimo turno di A1 Uisp ha fatto notizia: 45 punti, narrano le statistiche del comitato udinese, in gara 1 dei quarti di finale scudetto nell’87-83 su Fagagna.
«Non lo sapevo di preciso, non ho tenuto il conto dei miei punti. In spogliatoio si diceva che ne avessi segnati 41. È capitata una giornata così e non ho forzato, ho solo fatto quasi sempre canestro», minimizza il dottore in filosofia Michele Mian.
Laureato a Trieste a pieni voti nel 2002, all’indomani del blitz con la Snaidero a Gerusalemme in coppa Saporta in casa Hapoel, discutendo con il professor Arduino Agnelli la tesi sul tema: L’umanesimo di Rodolfo Mondofolo dagli scritti politici all’analisi marxista.
Un orgoglio personale che ben descrive la tenacia di Michele nel perseguire gli obiettivi, coniugando in questo caso cultura e civiltà aquileiese con fedeltà alla zona rossa, non… pezzata, friulana.
Michele, 45 punti segnati in gara1 dei quarti dei play – off, vuoi lo scudetto Uisp?
«No, rispetto a inizio campionato in ottobre, quando camminavo e corrichiavo, ho preso a correre anche in bicicletta e sono migliorate le mie condizioni fisiche per muovermi e saltare sul parquet».
Non pesano 42 primavere?
«Pesano gli anni. Non ho mai avuto la pancia per questione genetica, ma ho perso muscoli. Ho provato ad allenarmi con società dei dintorni, Romans di C regionale e Corno di C che ringrazio, per testare il mio stato di forma».
E anche Aquileia ringrazia.
«In realtà, ho un obiettivo finale. Nel giugno scorso Alberto Bucci, responsabile dell’Italia over 40, 45 e 50, mi ha chiesto di fare l’Europeo 2014. Non ero in grado e mi ha dato appuntamento al Mondiale 2015. Ho ripreso a tenermi in forma per l’azzurro Over».
Questa è la motivazione a giocare nell’Uisp ad Aquileia?
«Un paio di gare le avevo fatte due anni fa. Ho sempre detto che le ultime partite a basket le avrei giocate a casa mia, dove ho cominciato. È bellissimo tornare alle origini ad Aquileia, con mio fratello Andrea e gli ex compagni di 30 anni fa. Si prova un certo affetto, si gioca in un clima rilassato tra brave persone: per vincere, ma soprattutto per divertirci e bere una birra assieme».
Che Uisp hai trovato?
«Mi aspettavo un campionato più per vecchiotti dai racconti che me ne facevano Bettarini, che ci ha giocato, e Premier. Quindi, squadre fatte da ex giocatori, anche se pure noi abbiamo preso due giovani, uno dei quali purtroppo si è infortunato. Invece, si è evoluta e ci sono squadre abbastanza giovani o iscritte in blocco dalla D o C2. Capisco il vantaggio economico di fare l’Uisp, ma anche le squadre organizzate dovrebbero volere vincere entro certi limiti di comportamento, accettando quel che è il livello di giocatori e arbitri».
Porti i minicestisti Miky Mian a fare da spettatori?
«Ci avevo pensato, ma un’istruttrice della mia scuola mi ha fatto riflettere e per una questione di clima, in cui a volte si gioca e in tante no, ho preferito evitare. Sono il primo a richiamare i miei compagni quando vanno sopra le righe».
Appuntamento al Mondiale Fimba 2015 allora?
«Sarà in agosto a Orlando in Florida, al villaggio Disneyland. Ho già programmato pure le vacanze con la famiglia. Così miei figli Lucio, che ha 6 anni e di quando giocavo a Cantù ricorda piuttosto i toast, e Flavia, che ne compirà 4 a maggio e mai mi ha visto giocare, avranno un ricordo diverso di papà sul parquet».
24 marzo 2015